Come abbiamo già detto nel precedente articolo, attualmente l’Intelligenza Artificiale è uno strumento al pari di una macchina da presa o una macchina fotografica. Questa visione statica sta lasciando il posto ad una dinamicità rappresentata da un sempre più massiccio uso di questa tecnologia nell’ambito dell’industria creativa (opere d’arte, musica, cinema ecc.).
In conseguenza del crescente grado di autonomia acquisito dalle macchine dotate di IA – grazie al Machine Learning e al lavoro di esperti che nel perfezionamento del “cervello elettronico” stanno rendendo possibile una maggiore rispondenza con quello umano – sono sempre più frequenti i dibattiti in tema di personalità giuridica.
Sebbene risulti difficile accettare che una macchina possa ottenere un tale riconoscimento, bisogna ammettere che siamo alle soglie di una quarta rivoluzione industriale e questa porterà con sé, come già è accaduto in passato, importanti cambiamenti. La stessa Commissione Europea nel maggio del 2018 ha ammesso che le macchine sono e saranno sempre più interconnesse, autonome e ‘capaci di pensare’. Ed è proprio quest’ultima attitudine che forse consentirà, nella tutela delle opere create dall’IA, di fare un ulteriore passo avanti.
Seguendo la linea di alcuni studiosi, l’unica forma di personalità giuridica che l’UE dovrebbe conferire alle macchine dotate di IA è quella che viene riconosciuta alle aziende. Tuttavia, un modello giuridico simile più che riconoscere diritti a un non umano, mirerebbe ad associarli a questi soggetti in termini di responsabilità, ove emergano problemi/danni. Interessante, in tal senso, è la mozione della deputata lussemburghese al Parlamento Europeo, Mady Delvaux, la quale ha presentato una proposta per l’adozione di un sistema normativo comune nel settore della robotica che mira al riconoscimento della personalità giuridica dei robot, della loro responsabilità civile verso terzi e dell’obbligo di versamenti previdenziali per il lavoro svolto [1].
Se da un lato abbiamo coloro che spingo verso una personalità “elettronica”, dall’altro vi è chi vi si oppone. Come sostenuto da Noel Sharkey – professore emerito di intelligenza artificiale e robotica all’Università di Sheffield – in merito alla posizione del Parlamento europeo, questo riconoscimento è un “modo subdolo dei produttori di scappare dalle loro responsabilità” per le azioni commesse dalle loro macchine. Infatti, ad avviso di chi scrive, sembrerebbe irreale che una macchina possa pagare per i danni commessi, forse seguendo la linea di pensiero di alcuni esperti e attraverso la guida delle Risoluzioni della Commisione forse non appare cosi impossibile.
Si può parlare di personalità giuridica elettronica?
Alla luce di quanto esposto, si comprende come la personalità elettronica richiesta dai sostenitori all’interno del Parlamento Europeo abbia ancora molta strada da percorrere. Si dovrà tener conto delle questioni relative alla responsabilità del produttore, dell’utilizzatore, del programmatore, e al nesso di causalità ed eventuali responsabilità concorrenti, di cui parleremo in seguito. Bisognerà comprendere la ratio della risoluzione e dei vari interventi in materia per comprendere che forse la resistenza verso questa attribuzione deriva da una cattiva interpretazione.
In una società sempre più basata sul rapporto tra IA e uomo, serve prima di tutto un intervento di natura etica che faccia da apripista ai successivi interventi giuridici in materia.
Inoltre, l’assenza di un’interazione consapevole e cosciente da parte dell’uomo inevitabilmente induce a chiederci a chi sia ascrivibile la responsabilità per gli eventuali danni conseguenti. Si ritiene che il riconoscimento di una personalità elettronica sia ancora ben lontana, essendo diversi gli interessi in gioco e soprattutto dovendo ben definire, in termini giuridici, la questione della responsabilità.
[1] A. Valeriani, Diritto e intelligenza artificiale dei robot: verso una rivoluzione giuridica?
Articolo a cura della Dott.ssa Angela Patalano